Antimafia: Mattiello (Pd), non si delegittimi un’intera forza sociale
(AGI) – Roma, 20 nov. – <<So di avere commesso degli errori
durante il mio mandato, ma rivendico l’onesta’ intellettuale e
la passione politica con le quali ho cercato di affrontarli e
di risolverli. Credo che la critica, anche severa, sia ossigeno
e sono grato a tanti giornalisti che non l’hanno risparmiata,
stimolando ripensamenti e correzioni. Credo invece che abbia
tutt’altro significato il comportamento di chi a partire da
errori veri o presunti cerchi di delegittimare una vita intera
ed una intera forza sociale. A chi giovi questo ‘sparare ad
alzo zero’ credo sia evidente a tutti>>. Lo ha affermato Davide
Mattiello, ex deputato del Pd, in un’audizione alla Commissione
Antimafia, di cui fu componente nella passata legislatura.
Mattiello è Presidente della Fondazione Benvenuti in Italia ed
e’ stato membro dell’Ufficio di Presidenza di Libera.(AGI)
Antimafia: Mattiello (Pd), non si delegittimi un’intera forza sociale (2)
(AGI) – Roma, 20 nov. – Mattiello replica alle accuse di
Bolzoni: “Bolzoni lo spiego’ molto chiaramente nel suo
intervento in questa Commissione: da deputato componente della
Commissione Antimafia sarei stato attivissimo sul mille fronti
inutili! Tipici di uno che ad essere gentili, non ci capisce
proprio niente di mafia. Bolzoni dice che mi sarei occupato di
“mafia caucasica” e persino di “gatti neri” pur di non
occuparmi di cio’ che, secondo il Bolzoni era ed e’ l’unica
cosa importante di cui occuparsi: il caso Montante. Vediamo un
po’, quali sono stati almeno alcuni di questi “gatti neri” di
cui mi sono occupato nella scorsa Legislatura. Mi sono occupato
dell’omicidio di Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio
commesso il 5 Agosto del 1989 e rimasto ad oggi senza verita’.
L’ho fatto interloquendo formalmente con l’allora
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai
Servizi Segreti, Minniti, cercando e ottenendo informazioni su
una delle questioni piu’ controverse: il segreto di Stato
calato su questa vicenda. Ho continuato ad occuparmene fino
all’estate del 2017 quanto improvvisamente moriva in Calabria
uno dei personaggi piu’ discussi in tutta questa storia, l’ex
agente di Polizia Giovanni Aiello, chiedendo formalmente che
questa Commissione acquisisse tutta la documentazione relativa
al suo decesso. Cosa che e’ avvenuta per altro. Mi sono
occupato del tentativo di delegittimare l’allora Questore di
Latina, il dott. De Matteis, una persona per bene, con la
schiena diritta, che aveva avuto il grande merito di non
guardare in faccia a nessuno in un contesto difficile,
pericoloso nel quale le collusioni tra criminalita’
organizzata, politica ed Istituzioni si sarebbero di li’ a poco
rivelate in tutta la loro concretezza e gravita’. Mi sono
occupato della latitanza di Amedeo Matacena, gia’ deputato,
condannano in via definitiva per concorso esterno, che
dall’Agosto del 2014 si trova, fino a prova contraria, negli
Emirati Arabi. Cio’ ha significato, tra l’altro, scoprire che
l’Italia che mantiene da tempo eccellenti rapporti di scambio
con gli Emirati non aveva un Trattato di Cooperazione
giudiziaria e di estradizione con quel Paese, il che mi ha
indotto a fare tutto il possibile perche’ questa situazione
fosse sanata. Questo sforzo, che ha trovato via, via un’ampia
convergenza di volonta’ politiche ha prodotto il risultato che
voi conoscete bene. Mi sono occupato, come presidente del V
Comitato di questa Commissione, di elaborare la proposta di
riforma del sistema di protezione dei Testimoni di Giustizia,
che il Parlamento ha approvato all’unanimita’ nel Gennaio del
2018. Mi sono battuto perche’ nella riforma del Codice
Antimafia, della quale sono stato relatore per la maggioranza
alla Camera, il cosi’ detto “protocollo Antoci” diventasse
legge dello Stato. Cosa che e’ avvenuta con il voto finale del
Settembre del 2017. Ho ripetutamente interpellato il Governo
sul nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, al tempo
incompiuto, ritenendo che fosse insopportabile la collocazione
degli Uffici giudiziari all’interno del CEDIR: lei presidente
sapra’ senz’altro che per accedere alle stanze della DDA si
deve attraversare una batteria di bagni. Non proprio un
messaggio edificante. Significa occuparsi di “gatti neri”
pretendere verita’ anche sui fatti di quella stagione dolorosa
che va dal 1989 al 1994? Io credo di no e questo non significa
rimanere appiccicati alle stragi, con la testa rivolta al
passato senza capire niente di quel che e’ successo dopo”.(AGI)