1700. Non solo un numero.

Mafia: 1.700 aziende confiscate, oltre 70 mila licenziamenti Confische aumentate del 70%. In 4 anni quasi 6 mila sequestri (ANSA) – ROMA,  Le aziende confiscate in via definitiva alla mafia sono oltre 1700, quelle sequestrate potrebbero essere cinque volte tanto. Le prime sono aumentate del 70% dall’ inizio della crisi, il che dimostra l’ abbassamento del controllo di legalita’ e la pervasivita’ della criminalita’ nel sistema economico italiano. Parte da questi numeri e da queste riflessioni il comitato promotore della campagna ’ Io riattivo il Lavoro’, costituito da Cgil, Libera, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Legacoop, Sos Impresa, Centro Studi Pio la Torre, che martedi’ 14 ottobre, alle ore 11.30, terra’ una conferenza stampa a Roma per chiedere al Parlamento di varare rapidamente la legge di riforma sui beni confiscati. Tutti i settori produttivi sono coinvolti e una percentuale molto alta riguarda comparti chiave come il terziario (55%), l’ edilizia (27%) e l’ agroalimentare (6%). E’ possibile trovare aziende sequestrate e confiscate in tutta Italia, da Nord a Sud. Le regioni in cui se ne contano di piu’ sono la Sicilia (36%), la Campania (20%), la Lombardia (13%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%). Secondo l’ Agenzia nazionale per i beni confiscati, il 90% di queste aziende fallisce a causa dell’ inadeguatezza dell’ attuale legislazione, incapace di garantire gli strumenti necessari per l’ emersione alla legalita’ e di valorizzare a pieno la loro enorme potenzialita’ economica. Secondo le rilevazioni del ministero della Giustizia del gennaio scorso, riferite al periodo che va dal gennaio del 2009 al settembre del 2013, in questo arco di tempo si sono verificati 5.738 sequestri attraverso procedimenti di prevenzione e si puo’ stimare che altrettanti siano avvenuti attraverso procedimenti penali. E sono in atto richieste da parte dei PM ai giudici per 2.500 sequestri di altrettante aziende. I lavoratori coinvolti nel fenomeno sono oltre 80 mila. “Dando per buone le stime dell’ Agenzia relative al fallimento del 90% di queste aziende – scrive il comitato Io riattivo il lavoro – il quadro che emerge e’ devastante: circa 72.000 lavoratori e lavoratrici hanno pagato con il licenziamento e la disoccupazione l’ inadeguatezza delle istituzioni nel valorizzare l’ enorme patrimonio economico costituito dalle aziende confiscate. E cio’ avviene proprio in territori gia’ fortemente condizionati dalla zavorra mafiosa”. “Confidiamo – conclude il Comitato "Io Riattivo il lavoro” – che il Parlamento proceda ora speditamente, di modo da rendere il prima possibile operative le misure previste per sostenere il riutilizzo di un importante patrimonio produttivo. Patrimonio che rischia altrimenti l’ abbandono e il fallimento: non possiamo permetterci che passi l’ idea secondo la quale quando c’ era la mafia si lavorava, se arriva lo Stato si perde il lavoro".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *