Sono sconvolto come tutti dalle immagini terribili dell’esecuzione capitale del giornalista americano. Ma ancora di più dai commenti che accompagnano sui social queste immagini, cose tipo: “Asfaltiamoli tutti”, “Un paio di bombe atomiche”, “I musulmani vanno tutti cacciati o sterminati”… Ci sono voluti oltre 70 milioni di morti perchè dopo la seconda guerra mondiale ci si convincesse della necessità di dare al Mondo uno strumento di incontro e di composizione dei conflitti, un modo per distinguere tra responsabilità criminali di singoli e gruppi organizzati e le ragioni dei popoli: così, con uno sforzo senza precedenti nella storia, sono nati l’ONU, i Caschi Blu, la Corte penale Internazionale. Strumenti imperfetti, pieni di contraddizioni, ma carichi di una ragione ineludibile: la violenza genera violenza e in un Mondo reso piccolo e di fatto unito dall’economia, non c’è più spazio per la guerra, ma soltanto per azioni di polizia internazionale volte a fermare gruppi violenti, criminali e per la conseguente azione giudiziaria di una Corte Internazionale. Chi oggi alimenta la logica della guerra tra Stati e nazioni e non quella della polizia internazionale, fa il gioco di chi con la violenza si è arricchito e continuerà a farlo. In Palestina, come in Ucraina, come in Iraq serve la polizia internazionale e serve l’incriminazione e la punizione severa di chi imbocca la via della violenza. Ogni altra strada è una follia. La pornografia della violenza non serve a niente: ogni “parte” ne ha fatte di cose orribili. Anzi, l’unica utilità di questa pornografia è alimentare la violenza. La giustizia internazionale, la polizia internazionale sotto l’egida ONU, non funzionano come dovrebbero, perchè sono scomode: esigono una delega di sovranità statuale che le grandi potenze non sono disposte a sottoscrivere. Accettare che il Mondo abbia per davvero una grande “camera di compensazione”, vuol dire rintuzzare le ragioni naturali della forza, e dare forza alle ragioni pattizie del diritto. Ma è questa l’unica battaglia che ha senso fare nel terzo millennio, l’alternativa è la guerra di tutti contro tutti: quella evocata da Papa Francesco qualche giorno fa. Rispondere alla violenza, armando la guerra anzichè pretendere l’utilizzo della polizia internazionale e l’applicazione della giustizia penale internazionale è folle. Armare la guerra dei Kurdi iracheni (perchè di quelli che se le prendono in Turchia da anni, nessuno parla!), riciclando armi sequestrate durante la guerra dei Balcani è una follia, tinta di paradosso. All’inizio di Luglio del 1995 gli occidentalissimi Serbi massacrarono a sangue freddo almeno 8000 musulmani a Srebrenica. I Caschi Blu, in quel caso truppe olandesi, si ritirarono impotenti. Dentro questa storia c’è tutto. Nel bene e nel male. Questa storia porterà anche all’incriminazione dei dirigenti serbi davanti alla Corte penale dell’Aia e recentemente ha anche portato alla condanna di alcuni responsabili militari del contingente ONU da parte delle autorità giudiziarie olandesi. Certo, è più facile scambiare la storia per un video-game, dove si arma il proprio avatar per vederlo combattere, piuttsoto che coltivare il sogno di un Mondo dove la legge non sia soltanto quella del mercato, ma anche quella dei diritti umani. Ma ognuno di noi deve decidere che fare della propria vita. La guerra dovrebbe essere fuori legge, come lo sono i combattimenti tra cani. Apprezzo lo slancio del Presidente renzi che oggi in Iraq fa sentire che l’Europa non è soltanto una espressione geografica. Farebbe bene e in coerenza il Presidente Renzi se chiedesse al Presidente Obama, premio Nobel per la Pace, una cosa quasi banale: l’adesione degli USA alla Corte penale Internazionale. Coraggio!